venerdì 30 marzo 2012

Breve storia semiseria di Internet

Come tutte le cose divertenti, Internet è nata negli anni Sessanta.
Come l'hard rock e come molte sostanze stupende più o meno connesse con l'hard rock.
A dire la verità all'inizio si chiamava ARPANET ed era una rete voluta dalla Difesa degli Stati Uniti per collegare tutti i computer. Attenzione: negli anni sessanta "tutti i computer", voleva dire collegare quattro cosi giganteschi, in altrettante Università, pieni di lucine e di bip bip.
Tutti dissero: che fico, colleghiamo TUTTI i computer!
Qualcuno chiese: ma perché collegarli?
Fu allora che nacque la prima risposta nerd della storia: "Perché possiamo".
Quindi con molto entusiasmo venne costruita una rete tra 4 Università, che andava alla velocità di 50 Kbps, bene o male come oggi quando ti portano un'ADSL da 9 euro al mese e tu pensi "fico, spendo pochissimo!".
Quando tutto funzionò furono molto soddisfatti, solo che tutti i nerd che parteciparono all'impresa vennero presi da una depressione totale. Ai tempi nessuno riuscì a capire come mai.
Interrogati, dicevano che era come se mancasse qualcosa, ma che non sapessero spiegarsi cosa.
Nel tentativo di capire cosa mancasse, con il crescere del numero dei computer, continuavano a interconnettere sempre più "nodi", espandendo velocemente la rete ARPANET anche oltreoceano, diventando INTERNET.

Ovunque, il grande entusiamo per aver permesso di avere un mattone in più nella Rete, veniva seguito da un periodo di grandissima tristezza e mancanza di prospettive per il futuro, cadute o ricadute nell'hobby dell'alcool o nel vizio delle slot machine.
Una lacuna che si sarebbe colmata solo molti decenni dopo.
Intanto le cose progredivano molto velocemente, nel tentativo di capire cosa mancasse a questa invenzione, e vennero inventate le email.
La regina Elisabetta d'Inghilterra, nel 1976, è stata la prima vecchia bastarda a mandare una mail e a dire poi al tennico che la stava assistendo: "Non funziona niente". Accusando poi il tennico che da quando era stata installata la mail, il Commonwealth non funzionava più così bene come una volta. (cfr. articolo precedente alla voce "Sindrome della catastrofe conseguente")


Nel 1979 un tizio chiamato Kevin MacKenzie, tristissimo per il fatto di avere un nome e cognome tipici di un bullo da film americano con il giubotto imbottito (anche se non andavano ancora di moda i giubotti imbottiti), di quelli che sanno il karatekìd malvagio e poi vengono sconfitti da uno sfigato che ha imparato il karatekìd buono lucidando l'auto a un pedofilo cinese, scrisse in una mail
:(
inventando l'emoticon. Subito le email si riempirono di simboli indicanti lo stato d'animo:

:) ------> Sono contento!
:D ------> Sorrido gaudente!
;) ------> Ammicco maliardo!
:\ ------> C'è del disappunto in me!
:O ------> Basisco!
:o ------> Basisco più discretamente!
:* ------> Ti elargisco un bacetto!

Pensate, solo molti anni dopo, intorno alla fine degli anni 90, venne declinata da un genio (nella fattispecie io) la faccina al contrario:
):
che avrebbe dato nuovi significati alle emoticon:

(: -------> Ho della contentezza in me ammantata di misterioso fascino!
D: -------> Non potendo sorridere gaudente covo una rabbia indescrivibile!
(; -------> Ammicco maliardo e ammantato di misterioso fascino!
/: -------> Giudizio Sintetico a priori!
\: -------> Giudizio Analitico a posteriori!
O: -------> L'inconcepibilità mi colpisce!
o: -------> E' strano ma plausibile!
*: -------> Limoniamo come se non ci fosse un domani!
|=:7 -----> Adolf Hitler
|:7 ------> John F. Kennedy prima dell'attentato
dX# ------> John F. Kennedy dopo l'attentato

Cominciarono a nascere dei metodi di comunicazione tra nerd, chiamati BBS (Bulletin Board System, i progenitori dei nostri forum). Si era molto vicino alla scoperta di quello che realmente mancava alla Rete, e le BBS furono un salto in avanti enorme: facendo spendere un capitale in bolletta telefonica ai propri genitori, era possibile collegarsi tramite un MODEM a un altro computer dove risiedeva questa BBS e dove si potevano lasciare messaggi e file che gli altri utenti avrebbero potuto scaricare.
Comincia a nascere anche in Italia un sottobosco che pullula di giovani considerati per lo più dei disadattati e dei sociopatici e guardati malissimo se su un autobus si azzardavano a usare espressioni oscure come "ho installato Excalibur, devo vedere se collegandomi con il modem da remoto si riesce ad accedere".

Pensate, all'inizio l'Italia fu uno dei paesi più avanzati, nel magico mondo di Internet. Robert Khan, nonostante avesse il cognome uguale a quello di uno dei personaggi più cattivi di Star Trek, convinse il dipartimento di Difesa USA a finanziare il centro di ricerca di Pisa per l'acquisto delle tecnologie necessarie, nella speranza che almeno gli Italiani riuscissero a capire cosa mancava alla Rete. Era il 1986 e la Rete arrivava in Italia, terzo paese in Europa dopo Inghilterra e Norvegia. Oggi, nel 2012, siamo il penultimo paese Europeo per velocità media delle connessioni, insieme alla Grecia e con in coda solo la Spagna.
Che dire: soldi ben spesi, quelli del Dipartimento USA!

Comunque niente da fare, ancora non si capiva cosa mancasse a internet, fino a quando al CERN di Ginevra, nel 1991, un ragazzotto ripieno di intelligenza, Tim Berners-Lee, che era solito bullarsi con gli altri ricercatori per il fatto di avere un cognome con il trattino alto in mezzo, e quindi con molti più punti-nerd degli altri colleghi, inventò il WWW, ovvero il modo di organizzare delle risorse documentali internetiche tramite pagine collegate tra di loro, navigabili tramite un browser.

Allora cominciò a farsi strada un'idea: ehi, da questa roba ci si possono fare soldi.
La parola "soldi" contribuì ad accendere una lampadina nella testa di gente non nerd, che non ci capiva un cazzo e che poteva però fare in modo che Internet uscisse dalle cantine e dai laboratori, diventando un prodotto di massa.
Ma c'era un problema. Le BBS. Tutti quei nerd che avevano messo in piedi una miriade di posti fuori controllo.
Era la metà degli anni 90 e poco prima che nascessero i primi provider di connettività, venne organizzata una grande retata con lo scopo di chiudere le BBS, con la seguente scusa: "Sono un mezzo di diffusione di software copiato".
Ma le forze dell'ordine non sapevano esattamente cosa stessero cercando, non esisteva ancora la Polizia Postale e si poté assistere a delle scene piuttosto tragicomiche di finanzieri che sequestravano:
- sacchetti pieni di dischetti rotti
- monitor
- joystick (potente strumento atto alla copiatura del software)
- frullatori
- scatoloni di saccottini del Mulino Bianco.
La vita di inconsapevoli famiglie venne sconvolta dalla notizia di avere cresciuto un figlio che nella cantina avesse messo in piedi una BBS.
Ricordo chiaramente la madre di un mio amico, che piangendo sulla spalla di mia madre, diceva: "Beata te che hai un figlio tossicodipendente! Il mio mi hanno detto che è un àchers!"

Quando Internet divenne un prodotto commerciale, i signori coi soldi e le lampadine in testa capirono subito cosa mancasse e cosa per tanto tempo si era cercato: il porno e il cazzeggio.

Era la fine degli anni 90 e nasceva l'Internet come la conosce oggi la maggior parte delle persone.
Oggigiorno è normale sentire delle vecchie dire in autobus: "Ieri ho mandato una mail al mio provider perché da quando ho il router nuovo la lavatrice perde acqua, se non mi sistemano il problema cambio operatore".

lunedì 26 marzo 2012

Informatica e psichiatria

Un tennico informatico di una certa esperienza, riconoscerà due distinte, ma complementari, sindromi negli utenti di una rete nella quale il tennico stesso abbia appena fatto un lavoro di aggiornamento dell'hardware/migrazione di server/aggiornamento software.
Ciascuna delle due sindromi possono presentarsi sia singolarmente che combinatamente.

1. Labirintite Informatica Acuta

La prima delle due sindromi, sicuramente la più comica, è descritta nei manuali anche come "Sindrome dello spostamento delle icone".
L'utente, posto di fronte al suo schermo nel quale siano state riposizionate le stesse identiche icone che ha sempre avuto, comincerà a innalzare lamenti patetici:
"Non ci sono più i miei programmi!"
"Dove sono finite le mie cose?"
"QUI E' CAMBIATO TUTTO!"
"Ah Natura Matrigna!"
"Non vedo più! Sono diventato cieco!"

I casi più gravi cominciano a vagare in trance asserendo di avere visioni mistiche e tenendo in mano immagini sacre.
Lo shock piscologico è talmente forte da causare una vera e propria paralisi della parte posteriore del lobo frontale: anche indicandogli l'icona che cerca, l'utente dirà: "Dove? Dove?"
Generalmente gli utenti portati a questo tipo di disturbo cerebrale guariscono da soli, riacquistando piano piano quasi tutte le funzionalità motorio-visive nel giro di qualche giorno, fino a che non avranno riposizionato tutte le iconcine esattamente come erano prima. Il trauma però, si cumula e ogni volta che accade qualcosa del genere, è sempre peggio rispetto alla volta prima.
Ci sono utenti che dopo aver subito più di due reinstallazioni del proprio computer, sono stati trovati rifugiati in un angolo mentre, dondolando avanti e indietro con il corpo, accarezzavano una fotografia del proprio desktop con le icone posizionate in modo consueto, ripetendo frasi come: "Le mie icooooone. Le mie ssssplendide icoooone. Ssssssono tutte mmmmieeee e sono tutte ordinateeee."

2. Sindrome della catastrofe conseguente.

E' sicuramente la più antipatica delle due. Si presenta regolarmente, anche in seguito a interventi non tanto intrusivi da scatenare la Labirintite Informatica.
Il tennico che abbia fatto un qualsiasi intervento all'interno della rete, anche solo aver cambiato un cavo di alimentazione a una calcolatrice elettrica Texas Instruments del 1974, verrà accusato da lì in poi di essere stato la causa di qualsiasi problema successivo all'intervento. 
Le frasi sono queste:
"Hai fatto qualcosa al mio piccì?"
"E' apparso un messaggio quando hai cambiato quel cavo, clicco sì o no?"
"Prima che facessi tu qualcosa, non capitava".
"Mi è venuto un capello bianco, non è che hai fatto qualcosa?"
"Mia madre non mi ha allattato al seno ed è sicuramente colpa tua".
I tennici temono tantissimo questa manifestazione di totale deficienza intellettiva dell'utente, perché sanno anche benissimo che è praticamente impossibile discolparsi. Non importa che il problema sia davvero relazionato a quello che sia stato fatto: il tennico è il colpevole e deve rimediare. Questo perché l'utente è totalmente incapace di non collegare con una relazione di causa-effetto qualsiasi fenomeno che gli dia quindi l'occasione di dire: "Non riesco a lavorare più bene, da quando è venuto quel tennico".
Capita così che interventi preventivati di 5 minuti si trasformino in catastrofi da giornata intera.
O che le illazioni si protraggano con assegnazione di colpe che ricadono fino alla quarta generazione: "Da quando hai cambiato la pila all'orologio dell'ufficio, 4 anni fa, la rete è diventata sempre più lenta", laddove ovviamente il fatto che l'idiota stia scaricando con emule 40 petabyte di film porno-animal-amateur-grind-lesbo-spaziali non ha la minima incidenza.
Questa sindrome non è purtroppo curabile.
Si presenta con intensità più o meno marcate a seconda di quanto il QI dell'utente si distacca da quello di un cercopiteco.

L'unica risorsa per il tennico saggio è quella di non tentare neanche di discolparsi, ma di accarezzare sul capino il povero scimmiotto, rassicurarlo che tutto verrà messo a posto e, se si comporta bene, dargli in pasto uno zuccherino.
Il tennico esperto porta sempre con sé degli zuccherini.

martedì 20 marzo 2012

I nativoamericani e la loro scampata estinzione.

Leggevo poco fa di una disputa tra dei nativi americani e la società che ha costruito lo Skywalk sul Grand Canyon.
Io ci sono stato sullo Skywalk, e mi sono venuti in mente dei ricordi che c'entrano con il titolo.
Innanzitutto c'è da dire che i nativi americani sono oramai dei business men imbolsiti dall'alcool e la cosa più nativoamericana che fanno è venderti gli acchiappasogni nel Grand Canyon.
Spiego cosa è lo Skywalk: è una sorta di passerella, a ferro di cavallo, che spunta dalla roccia, a un'altezza di un chilometro e mezzo dal fondo del canyon.
Ah ho dimenticato un dettaglio: la passerella, è di plexyglass. Sia le pareti che il fondo. Quindi cammini su un nulla alto 1 km e mezzo.
Già sceso dal pullman che ci aveva portati da las vegas a Eagle Point, vedendo quella cosa, depositai una ingente e metaforica chilata di polifosfati compattati organici civili comunemente detti "merda".
Ma oramai ero lì, non potevo dire: non salgo.
Allora sono salito e ho cominciato a camminare a piccoli passi, aggrappato all'unico corrimano (fissato su una parete di plexyglass), cercando di non guardare né giù, né su, né a destra, né a sinistra, ma senza tenere gli occhi chiusi, per non aggiungere anche la totale cecità a quella situazione.
E' difficilissimo riuscirci. Ma io ce la stavo facendo.
Camminavo a chiappe strettissime e a passi piccolissimi ripetendomi: "fin qui tutto bene. fin qui tutto bene. un altro millimetro. fin qui tutto bene."
I miei compagni di viaggio, Attilio e Davide, solidali, mi prendevano per il culo correndo avanti e indietro e facendo coreografie di Fred Astair e Ginger Roger sulla lastra di plexyglass. Il terzo, Marco, era messo bene o male come me, ma con più dignità nello sguardo. Essendo ignegnere, si fidava ciecamente di chi aveva progettato quella cosa infernale.
Comunque sebbene sembrassi un gattino appeso a una tenda sotto la quale stessero dei mastini affamatissimi, mi stavo comportando bene. Con la giusta dose di basso profilo stavo diventando trasparente anche io e proseguivo la mia conquista, millimetro dopo millimetro, concentratissimo per convincere il mio cervello che quella cosa sotto i miei piedi non fosse uno strapiombo di un chilometro e mezzo, ma semplicemente una jpeg anche poco definita proiettata su quello strano schermo LCD sul quale stavo camminando. A un certo punto la mia mano incontra una mano rugosa e rubizza.
Alzo lo sguardo, è a metà del mio percorso, per farvi capire: proprio sulla punta della curva di quella "U" che stavo percorrendo, c'era un nativoamericano ciccionissimo appoggiato con la schiena al corrimano, che mi guardava con il tipico sguardo che nella lingua degli Hualapai significa: "piccolo italiano pizza spaghetti mandolino mamma cacca into mutanda! arh arh arh!".
Stava lì perché in America ci sono tappe fisse anche nel divertimento, e quindi lì è il punto nel quale ti devi fare la foto con il nativoamericano ciccione.
A quel punto mi giro verso i miei compagni di viaggio, che mi guardavano silenziosi e dico: "Porca puttana, mo' devo circumnavigare l'indiano!".
(Ora passo al tempo presente per aumentare la suspance.)
Loro solidali scoppiano a ridere. Dave traduce la mia frase a una guida ciccioamericana che si mette a ridere e la riporta a tutto il gran Canyon che si mette a ridere indicandomi.
Il ciccionativoamericano, mentre cerco di circoscrivere a piccoli passi la sua panza guardandolo negli occhi, proprio quando stavo per riaggrapparmi al corrimano, mi spintona e mi ritrovo in piedi, da solo, al centro del pavimento di plexyglass con alcune scelte possibli:
- svenire
- aumentare il volume di polifosfati compattati organici civili comunementi detti "mmerda" all'interno del mio vestiario
- sfoderare la spacconeria italiana, mia dote naturale tra l'altro amplificata dal fatto che sono mezzo siciliano, mezzo pugliese e sono nato a Roma.
Guardo l'obesonativoamericano e gli dico:
"Ah indià. Se ce riprovi t'estinguo, l'anima de li stramortacci alcolizzati tua e di manitù".
Il ciccionativo deve aver capito e non ha replicato. Muto.
Al che mi sono diretto a passo sicuro, senza più aggrapparmi, verso la porta che mi avrebbe ridato accesso alla terra ferma.
Varcata la quale mi sono aggrappato a una ruota del pullman per staccarmi dalla quale ci si sono messi in tre, compreso un canadese che mi chiese: "Ma in italia non avete canyon come questi?" e al quale risposi: "Sì, uno dalle parti di Brindisi".

Tutto questo per dire cosa? Che gli Hualapai si preoccupano tanto dello Skywalk ma non sanno che hanno rischiato tantissimo, se solo non fossi stato impossiblitato nei movimenti da quella metaforica quantità di polifosfato compattato organico civile.
A me gli indiani stanno simpatici, ma quella volta ho fatto il tifo per il Generale Custer.

domenica 18 marzo 2012

Fèscion

Sulle cose che riguardano la "moda" sono lento. Proprio in assimilazione mentale.
Faccio un esempio: spesso mi sono trovato a discutere (soprattutto con le ragazze) sul dogma "Blu e nero fa cacare".
A parte la banalità filosofica che "fa cacare" in senso assoluto non esiste [a parte Amanda Lear che fa rimming (non cercate su google se non lo sapete) a Emilio Fede (non cercate su google)], io ho sempre sostenuto una cosa: la sensibilità cromatica di chi segue la moda, cambia a seconda di quello che i produttori di moda decidono. Se un giorno uno stilista dirà che "Blu e nero è una ficata", tutti, anche quelli che ora sostengono che "fa cacare", diranno "Blu e nero è una ficata".
Basterà una sfilata intolata "Blue et noir la figuété", un servizio gosipparo di Linsday Lohan che piscia ubriaca e alle caviglie ha degli slip blu e neri, Angelina Jolie che tiene in braccio bambini con il ritmo nel sangue denutriti indossando un velo sulla testa blu e nero e subito quel dogma verrà dimenticato.
Però le persone con le quali ho discusso mi hanno detto tutte che non è vero, perché a nessuno stilita verrà mai in mente di lanciare il blu e nero.
Io non ci credo, ma questa cosa ammetto che potrebbe anche essere un mio difetto, perché io SO di aver un gusto pessimo, di andare in giro vestito come uno straccione, con la roba lisa e rotta, ho solo due paia di scarpe e le compero solo quando quelle che ho sono coi buchi sotto le suole, so di mettere sempre i calzini spaiati (tenere in ordine i calzini a coppie fisse mi sembra una cosa estremamente bigotta, per me i calzini devono essere liberi di amarsi come preferiscono. Invece 'sta cosa che i calzini nascono insieme e devono morire insieme, mi sa tanto di quei matrimoni combinati di una volta. Insomma, quando metti i calzini in lavatrice la prima volta, gli fai assaporare la libertà della promiscuità, poi che fai? Li riporti indietro con fare bacchettone? Comunque questa è un'altra storia).
Dicevo: io so che non ho buon gusto in fatto di vestiti e di moda e generalmente appena il mio cervello intercetta il concetto di "moda" di spegne, quindi quello che sto per dirvi a voi potrebbe sembrarvi una cosa scontata, ma io l'ho scoperta stamattina, e già non è facile scoprire certe cose domenica mattina.
Ci sono dei ragazzi e delle ragazze... orribili, non trovo altra parola. Ma proprio brutti fuori e, da come scrivono, brutti anche dentro, che tengono dei blog "fashion". Dei blog dove si fanno delle foto scadenti in situazioni scadenti, magari di fronte a un palazzone della periferia di una città con sullo sfondo un pensionato con al guinzaglio un cagnino che sta depositando di fronte al mondo un obelisco di merda, e loro in pose plastiche; sotto la foto, ci scrivono la marca delle cose che stanno indossando - cose orripilanti, con abbinamenti di colori che A ME fanno molto più schifo del blu-nero.
Ma io non ho neanche il coraggio di linkarvi questi blog perché preferirei essere sorpreso mentre guardo un film dove dei nani con le maschere dei presidenti degli stati uniti fanno sesso tra di loro guardando Amici di Maria de Filippi, che rischiare di avere il mio nome associato in qualche indicizzazione contestuale a quei link.
Ma non è tutto, se ho letto bene, alcuni di questi ragazzi orripilanti "collabora" con delle marche.
Ecco, queste case di moda sono sicuro che sappiano quanto siano ridicoli questi ragazzini, sanno benissimo che attirino molte visite proprio per la loro ridicolaggine, e quindi sono convinto che sfruttino questo moderno circo dei freak per pubblicizzarsi presso i loro coetanei. Magari ho capito male, ma secondo me è così.
Ora voi mi direte che "si sapeva già", ma io vi giuro che non avrei mai immaginato una tale voragine nell'umanità.
Ok, ho finito il mio anatema.
Ora vado a riflettere tantissimo.

Buona domenica a tutti.
Il vostro Fra.

p.s.: per chi volesse il link del sito coi nani, mi contatti in privato.

giovedì 15 marzo 2012

Paradisi Fiscali non Balneari

Ciao, mi chiamo Francesco e ho un problema con la tassazione in Italia.
Non sono l'unico? Lo so, lo so. Ma sono anche un curioso, e questo mi porta a documentarmi su varie questioni inerenti la tassazione del mio Paese e quella degli altri Paesi Amici. Anche in questo periodo dove tutti sono esaltati dall'efficienza improvvisa dei controlli fiscali del governo Monti.
Documentandomi, ho trovato una situazione che molti conosceranno, ma altrettanti no. Una in particolare, per come la penso, è attualmente una delle più grandi sconfitte dell'Europa Merkel-Sarkosiana nella lotta per riformare le regole della finanza internazionale e soprattutto il trattamento dei cosiddetti Paradisi Fiscali.
Certo, ora c'è una bella black list, ma in questa black list non ci sono alcuni Stati. Uno su tutti, per una questione di convenienza: il Delaware. L'Oregon anche è messo bene, con la differenza che fare una società anonima in Delaware è molto più semplice.

Il Delaware magari l'abbiamo sentito solo in qualche racconto o in qualche film. Come qualsiasi Stato USA che senti solo saltuariamente, ci appare come una cosa col nome fico nel quale probabilmente ci sono o cowboy che sputano tabacco masticato, o poliziotti della scientifica infallibili che hanno occhiali a specchio con gli specchi anche dentro (cit.).
Il Delaware è innanzitutto conosciuto dagli statunitensi come "The First State", la prima colonia a ratificare la Costituzione degli Stati Uniti. Quella che citano sempre gli avvocati con il primo emendamento o anche il quinto. Che tu non sai manco che cazzo siano questi emendamenti, ma quando li citano risolvono sempre tutto, un po' come se avessero detto "arimo" e tutti fanno "oooooh" e tu pensi "ma che cazzo, non poteva tirarlo fuori all'inizio e poi il resto del film lo passavano a bere in un pub?".
Ha quasi un milione di abitanti, 57 comuni e 3 contee (e qui vengono sempre in mente i fratelli Duke di Hazard con il Generale Lee e Boss Hogg). Al 79% sono Cristiani con le varie declinazioni tipiche degli US, dai Protestanti ai Pentecostali, al 19% Atei e rimane un 2% che sono persone inutili senza un'opinione in merito.

Ok, ora che ho spiegato cosa sia politicamente il Delaware come stato (una spiegazione che verrà introdotta negli studi di scienze politiche), vediamo di capire cosa sia fiscalmente, perché riguarda anche noi. Sì sì.
In Delaware si possono costituire società LLC (che sono come le nostre SRL, società di capitali).
Se una "Delaware LLC":

1. ha i soci residenti all'estero e non statunitensi
2. non svolge business sul territorio US
3. non possiede conti correnti in US
4. non ha dipendenti in US

non paga imposte sugli utili.
Questo per il principio del pass-through-tax-status, e cioè che se ci sono le condizioni sopra descritte, il fisco americano considera gli utili di questa società come utili personali dei soci, che quindi dovranno essere tassati nei paesi di residenza degli stessi.
Certo, se poi uno si dimentica, come capita spesso qui in Italia, di inserire nella propria dichiarazione dei redditi l'utile di una società estera della quale è socio, ecco che il giochetto funziona perfettamente.
Ma ci saranno dei registri, parliamo degli Stati Uniti, non delle Cayman!
Certo, ci sono dei registri, che nella maggior parte degli stati USA sono pubblici. Il problema è che il database del Delaware è chiuso, e può essere aperto solo in caso di rogatoria internazionale. Ma consultando uno dei tanti siti che offrono a pagamento la consulenza per aprire una società in Delaware "chiavi in mano", con tanto di numero di telefono, indirizzo e tutti gli orpelli necessari, basta mettere una società off-shore dentro una LLC in Delaware e la tracciabilità è impossibile. Quindi basta costituire una società anonima ad Antigua, per dire uno stato a caso, e con quella creare una LLC in Delaware.
La LLC sarà pulita e potrà operare sui mercati UE.
E anche in Svizzera, che notoriamente non disdegna queste cose: infatti molte delle società che ti aiutano per poche migliaia di euro ad avere una LLC pienamente legale e funzionante in Delaware, sono studi di consulenza fiscale svizzeri.
Ma anche se fai business negli Stati Uniti, le tasse sono bassissime: 300 dollari per costituire la società, 5,95% di tasse sul reddito e 8,7% sugli utili della società.
Ovviamente, il 60% delle prime 500 aziende del mondo, ha una sede in Delaware.
Ci sono anche Eni e Finmeccanica.
Ah e anche la FIAT del maglioncino più rivoluzionario del mondo industriale.
L'A.S.Roma degli Americani ha fatto l'offerta di acquisto tramite una società registrata in Delaware.
Ah ma anche molte banche, anche Italiane e società di carte di credito, e sapete perché? Perché non ci sono controlli né sanzioni sui servizi di prestito del denaro, in Delaware. Che figata, puoi fare una carta di credito a consumo con tassi da usura, senza rischiare nulla.
Nonostante tutti i proclami della UE a riguardo di tassazione, paradisi fiscali, società off-shore, trasparenza, nessuno ha avuto il coraggio di chiedere a Obama una soluzione trasparente in merito.
Sarà anche perché tantissime società americano hanno lì una sede.
Ah e anche il comitato elettorale del vicepresidente degli USA Joe Biden.

Quindi, è molto bello che in Italia sia più difficile evadere o eludere nel piccolo, ma rimane sempre dannatamente facile evadere ed eludere nel "molto grosso".
Grossi gruppi industriali e finanziari italiani hanno grappoli di controllate in Delaware.
Sarebbe carino, da parte di qualsiasi governo, di destra, sinistra o tecnico, che ami sbandierare la lotta all'evasione fiscale, andare a chiedere a questi gruppi perché e come usano queste società in Delaware.
Non è compito mio, non ho neanche i mezzi per poterlo chiedere, sono solo un piccolo Italiano che ama farsi delle domande.
Che magari sbaglia, e godrei fisicamente nell'essere smentito, nello scoprire che invece è tutto regolare e che questi gruppi pagano al fisco effettivamente tutto quello che devono, e che le perdite di bilancio non sono gonfiate da complementari utili di queste società.
Ma io non posso farlo.
Però, accidenti, posso chiederlo, se mi viene il dubbio, giusto?

martedì 13 marzo 2012

Pubblicità Progresso

Quando darò il via alla mia personalissima Apocalisse, uno speciale trattamento verrà riservato all'inventore della Smart.
Ma non dimenticherò nemmeno i possessori, anche se in misura minore. D'altra parte, è già abbastanza crudele far guidare loro un'auto che si chiama Smart. Sarebbe come mettere me su una macchina che si chiami "Slim": una presa per il culo su 4 ruote.
In ogni caso, l'inventore, ma non solo, anche il proprietario della swatch e della mercedes, tutti i dirigenti e i responsabili della commercializzazione, verranno prelevati e subiranno dei trattamenti che non rispetteranno manco per il cazzo il ph naturale della loro pelle.
Quindi verranno messi nel sale. Poi delle squadre di medici bravissimi cureranno le loro ferite superficiali, ovviamente medici bravissimi ma con terrificanti turbe sessuali. Quando la loro pelle sarà guarita, ricomincerò daccapo, ogni volta con attenzioni sempre più profonde, finché curarli sarà impossibile.
Quando avrò finito di divertirmi, mi rivolgerò ai possessori di Smart, che avrò tenuto legati a osservare tutto, e dirò loro:
"Anche se avete una macchina per bimbi speciali, quando vi mettete nei parcheggi a spina di pesce, nessuno vi obbliga a spingere la vostra macchinetta del cazzo fino in fondo, cosicché io arrivando pensi: 'Oh che bello, un posto!', salvo poi rimanere delusissimo nel vedere il culo della vostra orrenda carrozzella a motore.
Quando entrate in un parcheggio, potete tranquillamente lasciare l'auto un po' più indietro, in modo che il culo sia in linea con gli altri. Perché non ci pensate? Perché non pensate al prossimo? Io penso sempre a voi. Ogni giorno faccio la buona azione di pensare che sia meglio lasciar correre piuttosto che uccidere voi e la vostra abominevole schiatta. Ora andate, sono sicuro che avete imparato la lezione."

P.s. se hai una smart, parcheggiala responsabilmente.
Ogni anno un serial killer latente stermina più possessori di smart che moscerini.
È una campagna a favore della Vita e della More.

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

lunedì 12 marzo 2012

Edda e La Venere Bianca

Ancora una volta parlo di Stefano "Edda" Rampoldi, e del suo lavoro fuori da ogni canone produttivo-musicale italiano.
"Odio i Vivi", l'ultimo album uscito a fine Febbraio, è il mattone che completa il precedente "Semper Biot", in tutto e per tutto.
E' un album in bilico tra dolcezza e nevrosi, ma che non cade mai.
E' difficile a un primo ascolto, ma diventa sempre più chiaro, come un puzzle che si dipana lentamente nella testa.
E' uscito il video ufficiale della title track, e ancora una volta sono rimasto stupito, affascinato e commosso.
Perché non è un normale video musicale, dove c'è una canzone e una qualche idea filmica dietro.
E' un video/corto/intervista con due protagonisti: la voce di Edda e Manuela Falorni, meglio conosciuta come La Venere Bianca, ex porno star che tuttora partecipa a spogliarelli hardcore e chat line erotiche.

E' la rappresentazione di un Limbo, Viareggio, popolato da mostri di cartone, da dolcezza invecchiata ma ancora forte, da arte invedibile e inascoltabile di artisti che hanno visto in faccia il dimenticatoio.
E' il paradiso distorto dei rinnegati.
Odio i Vivi, ho i miei motivi, ma me li tengo per me.


Aglieni

L'immagine che vedete qui a sinistra è stata osservata nella nostra Galassia, dalle parti di Plutone.
E' riproducibile anche inserendo le coordinate sul sito di sky-map.org.
Gli scienziati sono generalmente scettici, dicendo che si tratti di difetti di visualizzazione, masse non solide o rifrazioni o vattelapesca.
Craig Kasnoff del SETI dice invece che si tratti di tre oggetti in rapido avvicinamento alla terra, guardacaso dovrebbero arrivare per dicembre (quello nella foto è il più grosso dei tre). 
Visto così sembra un enorme stronzo di puffo spaziale, ma parliamo di un oggetto che è grosso come New York (o come la spilletta che Giuliano Ferrara si è fatto costruire con su la faccia di Berlusconi) e se ora è dalle parti di Plutone e a dicembre sarà qui, vuol dire che se ne fotte degli Autovelox e dei Tutor.
Quindi, OVVIAMENTE, parliamo di una forma di vita aliena, ostile, con la nave blu tamarro probabilmente anche ribassata e con le lucine da bullo di periferia.
Prima cosa: dire alla Lega di non perdere tempo con i nekri e i teroni e di cominciare a stampare dei manifesti contro gli extraterrestri. Che vengono qui a succhiare i cervelli e rubare il lavoro agli extraterrestri padani.
Seconda cosa: bisogna accelerare la realizzazione di quella mia vecchia idea: l'associazione venatoria a favore della caccia all'alieno. Se arrivano e hanno una forma solida, non vedo perché non debbano essere buoni cucinati alla fiamma, o al forno.
O con una fetta di limone al carpaccio.
Già mi vedo varie declinazioni regionali, tipo la Cassoeula Straterèster qui in Lombardia, oppure la Poenta e Marsiano nel triveneto, i Saltimbocca alla Venusiana vicino al Colosseo e L'Alieneddu sardo, cucciolo di alieno ancora da latte, cotto ovviamente a terra e con un sacco di spezie odorosissime.
I fini gourmet terrestri non possono farsi trovare impreparati, dico io.
Anche gli intenditori di vini,devono cominciare a pensare alle varie associazioni. Per esempio, col filetto di alieno è meglio un rosso corposo? E se avessero le branchie? Dovremmo andare di bianco?
Che poi io il rosso lo bevo anche con il pesce, però c'è gente che ci tiene.
Niente, quindi questo pezzo a cosa serve?
Beh per dirvi che gli aglieni stanno arrivando e che decederemo tutti di incontro ravvicinato del quarto tipo (quello senza precauzioni).
Auguri.



domenica 11 marzo 2012

Goleador

Mi ricordo, eravamo io e Giulio.
Al Bar Acli del paese c'era un barista talmente vecchio e rincoglionito che quando gli chiedevi un caffè a volte ti rispondeva:
- Questa è la plancia della nave, mozzo, come ti permetti di chiedere un caffè al Capitano?
Quindi dovevi fare tu il giro del bancone e preparartelo. Ci fu anche un'estate nella quale lavorai lì, per fare su i soldi per il motorino, ma non è che fossi stato davvero assunto, in realtà mi ero messo a fare caffè, a pulire e ogni giorno il Vecchio mi allungava qualcosa.
Ma quando eravamo io e Giulio, all'inizio di questa storia, eravamo più piccoli. Ci disfacevamo letteralmente di quelle liquirizie, le Goleador. Andavamo dal Vecchio con mille lire, un capitale, e dicevamo:
- Prendiamo venti goleador
Il Vecchio ci guardava mentre contavamo, uno due tre quattro, solo che erano venti manciate di goleador.
Alla fine le spalmavamo tutte su un tavolino, quelli con le gambe di ferro sottili e l'impiallacciatura di finto legno azzurrina, che col caldo si staccava dagli angoli. Il Vecchio guardava un po' dubbioso la montagna di caramelle e noi ci mettevamo seduti a scartarle e a spaccarci le gengive per tutto il pomeriggio.
Su un altro tavolo c'erano sempre altri vecchi, quelli con il bianchino in corpo già dalla mattina, a giocare a briscola. Per molto tempo non ho capito quali fossero davvero le regole. Ai miei occhi si trattava di bestemmiare a voce alta e sbattere fortissimo le carte sul tavolo, e ogni tanto accusare il vicino di aver fatto dei segni o di aver parlato o di aver tenuto troppo in mano questa o quella carta.
Fuori l'aria era quella dell'estate appena iniziata, umida e odorosa come un cane che si sia appena rotolato in una meravigliosa pozzanghera di merda. Si poteva andare nei campi a rubare le pannocchie e poi scappare veloci in bicicletta se si veniva beccati in flagrante. Si poteva non pensare alla scuola o ai genitori che litigavano a casa. Si poteva far ballare il tavolino che aveva sempre qualche gamba più storta delle altre, solo per far incazzare il Vecchio. Si poteva pensare, ancora una volta, che ora siamo grandi, furbi e in gamba, non come un anno fa, che eravamo proprio dei scemi. E pensarlo l'anno dopo, e quello dopo ancora.
Che poi alla fine, non smetti mai di pensarlo, solo che più invecchi e più passano anni tra una volta e l'altra che te lo dici.
Si poteva pensare che quando sarebbe finalmente reiniziata la scuola, ti saresti dichiarato a quella ragazzina che ti toglie il fiato, quella che ami veramente, non come quella prima che era solo una cotta, ma comunque migliore di quella prima ancora e così via.
E le carte scartate dei vecchi sbattevano sul tavolo, e le carte scartate delle nostre liquirizie si mischiavano tra loro, e volavano via per tutto il bar, se solo entrava dalla porta un po' più di vento.
Ridevamo coi denti e la lingua neri.
Mangiavamo Goleador e cacavamo macigni.

venerdì 9 marzo 2012

Haiku dello stercoraro

Voi non sapete
Quanto è importante questa
Palla di merda

Blog e incostanza

Iniziò tutto che i blog erano appena nati.
Il primo fu "Il Corriere di Bubulandia", dove scrivevo cazzate, ma lo chiusi perché una tipa mi lasciò.
Poi ci fu "Cemento Ubriaco", dove scrivevo cazzate insieme ad altri, ma morì perché eravamo ubriachi il giorno in cui dovevamo rinnovare il dominio.
Poi ci fu "Racconti a Manovella", dove scrivevo cazzate in forma di racconti e poesie, ma cominciai un romanzo che ancora non ho finito.
Poi ci fu "Piattola", dove scrivevo cazzate in forma di wikipedia demenziale, ebbe successo, ma me lo attaccarono i bimbiminkia di un'altra enciclopedia demenziale più grossa, e lo chiusi perché loro erano invasati e tanti e io ero adulto e con poco tempo per gestire un web-asilo di stronzi con le scimmie urlatrici al posto del cervello.
Poi ci fu "Words blog", dove scrivevo cazzate con parole a caso. Tipo: "Straccio di sentinella da quando mi ristagno col merda in spremuta", ma nessuno lo capì e a un certo punto non lo capii più neanche io.
Poi mi sedetti sulla comodità di usare il profilo Facebook come fosse un blog.
Ci scrivo tutt'ora cazzate. Ma mi sono reso conto che recuperare la roba scritta in passato è un delirio.

Poi ho incontrato te, Volare è potare.
Con te è diverso da tutti gli altri blog.
Con te mi sento finalmente un webcoso completo.
Non ti lascerò mai.



martedì 6 marzo 2012

L€ga Nord


Il nuovo e più adatto simbolo della Lega Nord

Haiku d'amore e discussioni


(sottotitolo: accondiscendenza killer, quella che alla fine delle discussioni potrebbe provocare un omicidio-suicidio)

Va bene, amore
Qualsiasi cosa tu dica
Ti do ragione