Entrai. In quello strano locale c'era un solo sgabello davanti al bancone. Il mio. Farman mi guardò, con quella compassione che si portano dentro quelli che fanno il suo mestiere; ma sapeva mascherarla meglio di altri, perchè nel suo sguardo c'era anche la gioia di chi vede un amico, un amico che gli porta una strafottuta quantità di denaro al mese.
Perché spesso, chi è malato come me, ha bisogno di qualcosa di forte. Sì sì, risparmiatemi tutti quei dannati discorsi sui palliativi e sul fatto che dovrei smettere di fumare e dovrei vivere in maniera più sana e magari andare ogni tanto in vacanza e vattelapesca.
Basta, saltiamo alla parte nella quale mi siedo, con quell'aria sbattuta di chi ha finito la sua medicina ed è costantemente malaticcio.
- Farman, dammi qualcosa di forte.
- Che ti senti?
- Il solito... fammi un cocktail.
- Ecco.
- Cos'è?
- Bronchenolo, Bisolvon, Lisomucil e un'aspirina a guarnire.
- Sei il più grande farmacista del mondo, amico.
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