mercoledì 11 luglio 2012

Status d'autore. Se i grandi avessero avuto Facebook

Franz Kafka.

Francesco Samsa si svegliò da un breve sonno, trovandosi improvvisamente non iscritto a Facebook. Sentiva l'orrore della sua condizione scorrergli lungo la schiena, si guardò le dita sottili e nodose come brutti rami morti e non vide alcuna tastiera sotto di esse. Tentò di gridare, ma non lo udì nessuno.



Fëdor Dostoevskij

Lo stambugio dal quale Fyodr Lanzòvskij era solito scrivere le sue interminabili, quanto politicamente ininfluenti missive, si trovava nella strada S., non lontano dal ponte K. Estrasse dalla tasca della giacca un pezzo di pesce secco e cominciò a mangiarne, senza avidità, piuttosto distrattamente rimescolando in testa i passi del suo delittuoso piano.





Douglas Adams

E' parere comunemente accettato che la Rete sia grande. Immensamente, indicibilmente grande. Si dice che sia tanto grande, che possa essere contenuta solo nello stomaco di un Prolaxxxz, quadrupede proveniente da Alpha Camelopardis in grado di ingurgitare in un solo boccone uno Sphinx, unica cosa attualmente conosciuta più grande della Rete. Il fatto che uno Sphinx non sia in grado di contenere la Rete pur essendone più grande, e che possa essere ingurgitato in un sol boccone da un Prolaxxxz pur essendo quest'ultimo più piccolo, dovrebbe dirla lunga su quanto le leggi della fisica siano lontane dallo spiegare tutto, in un Universo che ignori le seguenti cose: 1) il rumore di fondo dell'Universo non è affatto un rumore, e 2) la costante di gravitazione universale non è costante quanto la stupidità di un essere umano di nome Francesco Lanza, abitante in una piccola cittadina del nord dell'Italia. Il quale, ignaro dell'importanza che la sua stupidità avrebbe potuto rivestire nell'equazione che spieghi il Tutto, continuava a vivere la sua vita non più consapevolmente di quanto uno starnuto possa essere in grado di domandarsi cosa lo distingua da una flatulenza.


Edgar Allan Poe.

Per lo status più colmo di miseria e meno fausto ch'io mi accingo a scrivere, non pretendo d'esser creduto né che non ci si adoperi in scongiuri. Pazzo sarei veramente s'io pretendessi ciò, giacché la mia stessa tastiera quasi respinge meccanicamente la digitazione di quel nome: Francesco Lanza. Ma domani morrò, quindi vorrei alleggerire la mia anima portandovi a vedere quali siano le infinite profondità celate da un essere solo apparentemente frivolo. Farvi vedere quanto calamitoso, quanto amaro, quanto folle e beffardo possa essere il destino.



Dante

Lo giorno se n'andava, e l'aperitivo
moveva li animai che sono in terra
ver lo baretto; e io, che sono schivo

m'apparecchiava a sostener la guerra
delle pizzette e del campari soda,
che affamerà la man che non afferra.

O muse, o alto ingegno, fate che s'oda
l' mio rutto imponente per molti lidi,
ch'apra sentier e spazzi via la coda.




Stephen King.

C'era un tempo in cui la cittadina di Castle Rock, nel Maine, era stata tranquilla. Nessuno scandalo, nessuna grande rapina, nessun tradimento. Una cittadina bianca, come bianco è il colore sì della purezza, ma anche del non ricordo, dell'anonimo, dell'indolore. Ma ogni tempo è destinato a finire, e quello coincise con l'arrivo in città di uno straniero. Un forestiero misterioso di nome Frank Speare. Il suo arrivo a Castle Rock fu l'inizio di macchie di grigio in quella pagina di non eventi. E dopo il grigio, il più profondo, il più intenso, il più malefico nero.




Anthony Burgess

Allora, che si scrive, eh? Me ne stavo a fissare tutto sboncio l'elenco dei miei soma in questo sosto sociale, con un bicchiere di fuso tra le mani, rovellandomi il cardine su come lasciarvi smascellati oggi. Perché non è sempre facile, per il vostro Umile Narratore, grattare status cinebrivido, non so se mi spiego. Mi capita di sognare cose, con questo planetario malato che mi ritrovo, di pensare ehi ehi questo ai miei cari soma piacerà, ma dimenticarle poi allampo, una volta che i fanali si sono aperti, fratelli, su questo sosto. E allora me ne sto qui a glutare il mio fuso bollente, e ad aspettare l'ondata di un po' di sana ultraispirazione. Allora, che si scrive, eh?

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